Oggi voglio raccontarti una piccola storiella che ho vissuto quest’estate e su cui ho riflettuto molto.
Disteso su una spiaggia dalla sabbia incandescente e scottato dal sole di agosto, sentivo il vento carezzarmi la pelle. Davanti a me la piccolissima isola con il suo fortino diroccato parlava di tempi andati, di conflitti atavici, in attesa di un nemico dal mare. L’isola delle correnti è il punto più a sud della penisola, dove il mar Mediterraneo si incontra con lo Ionio spumeggiando in fragorosi giochi d’acqua.
Era uno di quei momenti in cui ti godi i colori, i suoni e i profumi che ti circondano, trastullandoti in un dolce far niente. Un momento propizio per lasciar andare i pensieri e giocare con la mente, progettare, immaginare, ideare…
Proprio sul più bello, quando una catena di pensieri si stava concretizzando in un’idea che avrei utilizzato più avanti, la mia attenzione viene catturata da un discorso che si stava svolgendo tra alcuni ragazzi seduti dietro di me.
La ragazza che voleva cambiare il mondo
In particolare, una ragazza appena laureata si lamentava perché non riusciva a trovare la sua strada.
«Una mia amica in questo momento si trova a Teheran e sta collaborando con un’organizzazione per un progetto di produzione di energia pulita, che può far risparmiare risorse al pianeta e fornire energia a un villaggio nelle montagne. Un mio amico lavora in un’azienda ad un progetto di riciclo della plastica e ora sta brevettando con loro un sistema per ripulire i mari…»
E dopo una pausa: «Loro stanno facendo qualcosa di importante. Che impatto ho io, invece? Ancora qui con questa laurea, senza sapere cosa voglio fare. Vorrei cambiare il mondo, fare qualcosa per lasciare il segno, ma non so come.»
Al che gli altri ribattevano:«Sì, ma guarda che non devi per forza attraversare un continente per combinare qualcosa di buono; puoi farlo anche qui. Ma cosa vorresti di preciso?»
«Non lo so… È solo una sensazione, qualcosa che mi frulla nella testa ma a cui non so dare forma; non so come trovarla, non ho la risposta.»
Sono affascinato e felice: per fortuna ci sono dei giovani che sognano. Davvero una piacevole sensazione.
Ma ero ancora più contento per un altro motivo.
Trovare il proprio perché
Proprio poche ore prima avevo concluso la lettura di un libro - “Trova il tuo perché” di S. Sinek - che contiene un percorso che conduce al proprio perché.
Non pensare che si tratti di uno di quei giochetti da bambini che ti fanno solo perdere tempo: lascia che te ne spieghi l’importanza.
Il perché non è una cosa banale: è il fondamento che spinge all’azione in tutti gli ambiti della vita.
Il perché è la motivazione profonda su cui basiamo la nostra esistenza, è ciò che ci fa sperare, sognare, prendere decisioni e agire. Anche tu dovresti averne uno, e se non ce l’hai dovresti cercarlo.
Se sei un imprenditore, anche la tua azienda dovrebbe avere un perché; anzi, di sicuro lo ha già, ma il problema spesso è individuarlo e definirlo chiaramente.
Qui sta la rivoluzione: tornare ai fondamentali, ripartire dalle radici; è da lì che nasce tutto.
In questa epoca di assordante rumore che copre ogni discorso, un messaggio originale è come una luce che squarcia le tenebre.
Paradossalmente, oggi - in cui vi è una sovraesposizione di comunicazione - il peggior nemico delle aziende è la comunicazione stessa. Ma non tutta la comunicazione: solo quella cattiva, fatta di generalizzazioni, che copia gli altri, che propone il già visto o che ripete fino alla noia quanto sono buoni e belli i propri prodotti o la propria azienda.
Anche se ciò fosse vero, occorre trovare il modo giusto per dirlo. Nella stragrande maggioranza dei casi invece c’è solo autocelebrazione.
Ma se il peggior nemico delle aziende è la cattiva comunicazione, il loro migliore alleato è la buona comunicazione: quella che parte necessariamente dal perché, che ha scopi ben precisi e si distingue nettamente da tutte le altre.
Se ci fai caso, tutte le aziende più importanti del mondo comunicano a partire dal perché.
Non bisogna solo trovare il proprio perché, ma anche comunicarlo e viverlo, che si sia una persona o un’azienda. Bisogna contribuire e avere un impatto, proprio come la ragazza che voleva cambiare il mondo.
Grazie a tutte queste riflessioni, finalmente anche io ho trovato la mia missione, il mio perché.
Per questo con Clevermarketing ci stiamo concentrando su un sistema fatto di strategia, comunicazione e vendita: vogliamo aiutare le aziende a trovare e comunicare il proprio perché.
Abbiamo un modo tutto nostro per mettere in pratica questo proposito; lo puoi scoprire qui.
Ma la via migliore per capire davvero come ci occupiamo dei clienti è contattarci.
Epilogo
Prima di concludere, fammi tornare per un attimo alla ragazza che voleva cambiare il mondo.
Dopo aver sentito quel che aveva detto, penso subito: “Ora le do questo libro; è troppo importante che lo legga anche lei”. Mi preparo un bel po’ di frasi per irrompere sulla scena, mi giro, ma vedo che non c’è più.
Allora perdo il coraggio e la motivazione e me ne vado, ma un pensiero mi tormenta: sono venuto meno alla mia missione.
Come ho scritto sopra, ciò che è davvero importante non è solo trovare il proprio perché, ma anche comunicarlo e viverlo.
Mi pento amaramente e mi immagino la ragazza che tarda a realizzare grandi cose per colpa mia. Chissà dove sarà ora! Le chiedo perdono a distanza. Ho sbagliato, ma ho anche imparato la lezione: non rinuncerò mai più a mettere in pratica il mio perché.
L’insegnamento vale anche per te: cerca di fare altrettanto, sia a livello personale che con la tua azienda.