Come l’ascolto di un imprenditore che lotta ogni giorno per i propri sogni mi ha dato coraggio, ispirazione e volontà nonostante le inutili, banali e inconsistenti promesse della campagna elettorale di questi giorni.
…ecco la storia.
Uno dei giorni scorsi mi è capitato di entrare in un’azienda Lombarda. Una tipica piccola realtà produttiva del Made in Italy fatta di passione, competenza ed eccellenza manifatturiera. Gli oggetti che vi si producono riguardano il confezionamento di prodotti di vario genere, per lo più destinati all’alimentazione.
La storia che mi sono sentito narrare è quella bella, affascinante, motivante perfino, che sento spesso ripetere: uno spirito indomito reagisce alla crisi iniziata 10 anni fa e si re-inventa arrivando in pochi anni a mettere a segno risultati incredibili…
…incredibili perché ottenuti con le proprie forze, con volontà, capacità e persistenza.
Spesso senza l’aiuto di banche e Istituzioni, anzi.
Spesso queste sono il vero nemico, un ostacolo contro cui infrangersi e da superare il prima possibile.
Andando oltre, tappandosi il naso per il fastidio, per la vergogna quasi di appartenere ad un apparato burocratico che fa il contrario di ciò che dovrebbe, che ostacola invece di creare i presupposti per lo sviluppo.
Ma è una storia che conosci ed è inutile tornarci sopra, è stato detto in mille modi ma poco si fa.
Alla fine l’imprenditore è solo.
Ed ecco il fulcro della questione.
Dietro le spalle dell’imprenditore, un signore ben oltre la cinquantina – chi vuole lottare trova la forza ad ogni età (Giulio Cesare attraversò il Rubicone a 56 anni) – noto un quadro di grandi dimensioni.
I colori sono pastello e ad un primo sguardo non è facile inquadrare il soggetto. Subito penso “ecco un appassionato di arte contemporanea”, un argomento che non mi trova preparatissimo.
So che per comprenderla occorre esserne edotti.
Non puoi capire se non conosci, in soldoni.
Bene, dicevo che prima di mettere a fuoco ho dovuto scandagliare il quadro più volte. Sopra un fondo azzurro e variegato vi era una striscia di colore marroncino chiaro.
Su questa, lievemente appoggiata, stava la figura ombrosa di un volatile.
Le tinte sono tenui ed il soggetto è raffigurato nel terzo destro dell’immagine, come quando si scatta una foto e si inquadra ciò che ci interessa nella griglia che divide in 3 parti l’obiettivo.
Il soggetto non va messo proprio al centro, ma piuttosto mantenuto nel terzo sinistro o destro a seconda dell’immagine.
Sono sempre più curioso, non è una scena dirompente ma mi colpisce, non so per quale ragione vi intuisco qualcosa di familiare. O meglio una percezione che mi fa sentire a casa, come se vi ritrovassi il senso di un errare, il viaggiare di una vita.
…«Bello questo quadro!» dico interrompendo il silenzio.
«Mi piace ma non so il perché, chi lo ha fatto?»
Il mio interlocutore sorride, non siamo ancora entrati nel vivo del colloquio, la visita sembra quasi essere passata in secondo piano.
Sono lì per vendere, ma non ho fatto la domanda con quel fine.
Non utilizzo questi giochetti, ormai ho una dotazione ben più raffinata e le domande hanno un tenore di tutt’altro tipo.
…eravamo al sorriso.
«L’ho commissionato ad un pittore che ha iniziato da poco, mi piace il suo stile e gli ho chiesto di farmene uno per ricordarmi sempre chi sono» mi risponde.
«E chi è?»
«Un imprenditore», ora sono proprio curioso.
«Cosa significa, che tipo di uccello è?» chiedo avido.
«Un airone»; di nuovo mi lascia a metà.
«Ok, ma perché rappresenta l’imprenditore?»
La semplicità della risposta che è seguita mi ha lasciato disarmato.
«L’Airone è come l’imprenditore. In piedi sulla sabbia, un terreno instabile che simboleggia l’incertezza a cui è sottoposto e di fronte al mare, simbolo di speranza. E poi è solo.
Ecco, l’airone, soprattutto, è solo.
Nelle decisioni che affronta ogni giorno, ogni volta che è di fronte ad un bivio. Corre i suoi rischi incompreso, sognante, incerto. Eppure sta lì, nonostante tutto. Anche quando il premio non sembra voler arrivare».
Lascio calare qualche istante di silenzio mentre un’emozione travolgente mi sale dalla gola…
…poche parole, due pennellate sulla tela, ed ecco dipinto il senso di una vita, di molte vite.
Mi ci ritrovo e penso a quanti come me condividono questa immagine, questo destino.
Incerto, sognante e solitario.
Ritrovo l’immagine dentro di me anche dopo che il colloquio è terminato. Me ne sto uscendo dall’appuntamento e ripenso a quelle poche, incisive parole.
Non ho molto tempo, sono preso da mille impegni, e spesso mi rendo conto che bisognerebbe riflettere un po’ di più.
A cosa serve pensare a queste cose? A capire che non si è isolati, e da questo trarre forza per realizzare i propri sogni.
So cosa stai pensando: “ma, hai appena detto che l’imprenditore è solo!”.
Si è vero, si tratta di un paradosso.
È solo ma condivide la sorte di molti, e tale condizione gli consente di non sentirsi isolato.
A proposito voglio citarti un pensiero che ho sentito fare a un guru americano della motivazione qualche giorno fa.
Raccontava che l’intera nazione americana dovrebbe essere eternamente grata a quei veri patrioti – gli imprenditori, quelli normali, che non arrivano alle vette delle star, quelli che rappresentano la maggioranza, animati unicamente dai sogni, dalla possibilità, dall’aspirazione e dall’intento – che nonostante le difficoltà, nonostante non vengano premiati adeguatamente dalla sorte o dai risultati continuano a offrire l’opportunità a molti di svolgere un lavoro. Offrono sviluppo, progresso e prosperità unicamente perché credono nelle proprie passioni…
…da noi tutta un’altra storia, l’imprenditore pare prigioniero tra l’immagine di un panno da strizzare il più possibile e una sorta di nababbo dalla vita facile: nulla di più lontano dalla realtà.
Chissà che la leale riconoscenza americana non contagi come un virus influenzale che viene da oltre oceano anche la nostra classe dirigente. Magari l’airone si sentirebbe un po’ meno solo.
A presto,
Enzo Volpi